Tempo Interiore di Rosy Rox - Progetto vincitore
CONCORSO GIOVANI ARTISTI – CASTEL SANT’ELMO, NAPOLI
Lo spazio della memoria - La memoria dello spazio
L’opera ripercorre simbolicamente le varie epoche del castello. Il progetto ricollegandosi allo “spirito del luogo”, ne ripercorre simbolicamente la memoria. Crea un cortocircuito temporale (tra presente passato e futuro) passando per le varie epoche del castello e ricollegandosi al nostro presente. Con un movimento circolare e tagliente, ripercorre varie fasi della repressione della libertà dell’animo umano. Ripercorre i tracciati del dolore, della ricerca di libertà assoluta, scandisce un tempo dolorante. Ci invita a una riflessione sulle crudeltà prodotte, tra le ombre della civiltà, nei confronti della diversità, dell’altro, della libertà di pensiero. Un Gesto circolare che è, inoltre, contrassegno temporale, scansione della vita e della morte, che attraversa il crudele, l’atroce e il perverso: mondi sotterranei dell’umano, questi, da esplorare e da evidenziare per far risaltare la purezza dell’animo umano che coincide, sempre, con una sofferenza sottile. Le lancette come passato presente e futuro si muovono in movimento circolare e caotico nei due sensi orario e antiorario creando una porta temporale che apre al percorso della coscienza come elaborazione diretta e non mediata di un insieme complesso di dati. Lo scandire del tempo e la pausa silenziosa che ci porta a quell’aprirsi di infinite possibilità. L’opera attraverso un’analisi sulla repressione crea una congiunzione simbolica tra passato e presente. Il passato che si insinua nel contemporaneo attraverso continui rimandi, ci invita a riflettere sulla condizione del nostro presente.
Realizzazione del progetto
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Finalisti II edizione
CONCORSO GIOVANI ARTISTI – CASTEL SANT’ELMO, NAPOLI
Lo spazio della memoria - La memoria dello spazio
Video Presentazione dei 10 Finalisti
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I progetti dei 10 Finalisti
Suoni primitivi Riccardo Beretta
Il mio progetto consiste nella realizzazione di un’installazione sonora e di un film muto. Entrambe le opere racconteranno la medesima storia. Un racconto dove, rispettivamente: “I suoni saranno dipinti e le immagini ascoltate”. Il pubblico sarà invitato a fruire il progetto in due tempi. Nel primo le persone cammineranno dentro e fuori gli ambienti del castello alla “scoperta” dell’opera sonora. Questa sarà collocata in tre spazi diversi con l’ausilio di due altoparlanti per ogni sede. Ogni installazione sarà pensata in corrispondenza del contesto, fornendo una relazione con gli scorci di Napoli dal Vomero o con l’atmosfera dei corridoi interni di Castel Sant’Elmo. Successivamente, il pubblico entrerà in una sala del castello per assistere alla proiezione del film. INSTALLAZIONE AUDIO Tutti i suoni saranno privi di un riferimento preciso ad un’epoca storica o ad una regione geografica. I suoni avranno la caratteristica di essere “eterni”. Essi, in altre parole, si intendono come fermi nel tempo perché è così che l’umanità li ha sempre percepiti e, forse, così li udirà per sempre. Si tratta di suoni o rumori capaci di connettere la nostra esperienza quotidiana con la nostra storia passata o con quella che verrà. FILM Il film, al quale il pubblico accederà solo dopo l’ascolto delle tracce audio, mostra la sorgente dei suoni appena ascoltati. Esso metterà a nudo (forse) l’illusione appena simulata. Infatti, tutti i suoni impiegati per l’installazione sonora saranno il risultato della performance di un foley artist: la figura professionale che nell’ambito cinematografico si occupa di eseguire suoni e rumori, non incisi durante la presa diretta delle scene. I suoni “eterni” utilizzati non giungeranno da archivi digitali o da registrazioni ambientali. Ad esempio: la pioggia, i passi dei cavalli, il vento, il crepitio del fuoco, le onde del mare, ecc., saranno tutti suoni ricostruiti, prodotti e umanizzati dalle competenze del rumorista coinvolto.
The long goodbye Diego Cibelli
“In qualsiasi tipo di società la vita dell’individuo consiste nel passare successivamente da un’età all’altra e da un’occupazione a un’altra. […] E’ il fatto stesso di vivere che rende necessario il passaggio successivo da una società speciale a un’altra e da una situazione sociale a un’altra.” Van Gennep, I Riti di Passaggio. ‘The Long Goodbye’ è un progetto che nasce dall’incontro spiazzante di due luoghi e spazi molto distanti tra loro, giocando sul cortocircuito generato dalla loro memoria e dalla loro diversa percezione spazio-temporale: lo zoo di Berlino e il Castel Sant’Elmo, dove questo lavoro viene per la prima volta proposto. Chiederò a studenti e docenti nelle facoltà della Campania di propormi una serie di interviste, scelte tra quelle già realizzate a esponenti della cultura contemporanea, su diversi argomenti legati alla cultura e all’attualità di Napoli. Raggrupperò tali documenti in un archivio cartaceo, una sorta di ‘palinsesto della memoria’. Dal giorno dell’opening e per tutta la durata della mostra, resterò all’interno dell’installazione durante gli orari di apertura del museo, dando al pubblico la possibilità di consultare l’archivio. Una persona documenterà l’azione con una videocamera. L’installazione realizzata nello spazio del castello sarà la riproduzione fedele di una gabbia per scimmie presente nello zoo di Berlino, la cui memoria immediata è richiamata da un video che ho realizzato a Berlino. L’attitudine dell’audience come l’esperienza proposta, collegheranno la memoria del luogo di provenienza: Berlino, e il luogo in cui questa azione simbolica viene riattualizzata: Castel Sant’Elmo, dove la memoria dei documenti è riproposta nello spazio metaforico dell’evento performativo, permettendo la creazione di un’impollinazione fra archivio e memoria. La voce del pubblico costituirà la prova di questo incontro meticcio, creato con la volontà di scompaginare i confini labili tra spazio e memoria, per riattivare nuovi, inaspettati processi.
Weather Forecast - Previsioni del Tempo Raffaella Crispino
I film di fantascienza trattano spesso temi e situazioni molto lontani dalle sfide e le problematiche che ci poniamo oggi nei confronti del futuro. Allo stesso tempo, tramite il loro genere, ci parlano del nostro contemporaneo. Attraverso uno sfasamento temporale è possibile dare uno sguardo “altro” sul nostro tempo e sulle sue possibilità. Castel Sant’Elmo, nel suo legame con la storia di Napoli, con la sua architettura e la sua posizione, diviene un osservatorio rivolto ai cambiamenti e le sfide che affronta la città. Il castello è un luogo eccezionale che ci sottrae alla città (anche se ne fa parte), per osservarla. Con la storia e la memoria capiamo il presente tanto quanto possiamo parlare delle problematiche del nostro tempo attraverso quelle del futuro. “Weather Forecast” consiste in una selezione di diverse trame di film di fantascienza più o meno famosi, che scorrono su quattro insegne a LED, installati in diversi luoghi del castello. L’opera si presenta come un oracolo poiché prevede delle date future e sfrutta lo scorrimento sui LED come l’immediatezza delle news e della pubblicità. Una comunicazione, o un’informazione, che sorprende il visitatore del castello in uno sfasamento legato al luogo stesso e nell’immaginario collettivo delle trame dei film che diventano spunti e riflessioni per possibili futuri.
Finestre Raffaele Fiorella
20 finestre, di dimensione 10 x 6 cm, collocate sui due lati di uno degli ambulacri di Castel Sant’Elmo, schiudono uno spazio nuovo e generano uno sguardo sulla vita della città. Ogni finestra accoglie un video realizzato in venti luoghi differenti, a partire da Napoli fino a spingersi laddove lo sguardo può abbracciare le città e gli spazi che Castel Sant’Elmo consente di avvistare. L’opera recupera la funzione della fortezza, il suo presidio come centro capace di sorvegliare quanto accade all’esterno. Tuttavia questo sguardo è fatto di vissuti quotidiani e popolari: la finestra, schermo soggettivo che apre ai sogni e alle visioni oltre la soglia del sé, diventa metafora di uno spazio che genera vita e conserva memoria. I frame infatti sono concepiti in loop, mostrando la circolarità di un divenire che muta e conserva, scorre e ritorna. Gli stessi video saranno realizzati raccogliendo scene di vita quotidiana, frutto di una breve residenza che l’artista compierà nella periferia e nei borghi che circondano la terra partenopea. Il set, invece, è quello del deambulatorio, negli spazi più interni del castello: luogo di attraversamento, ambiente da percorrere in lunghezza, non pensato per sostare ma solo per andare. L’opera invece, collocando le finestre a diversa altezza, chiede all’osservatore di sostare, fermarsi a guardare la vita che trascorre e dedicare un attimo di sé a quanto accade oltre, fuori dalle mura. Dati tecnici. Per la costruzione dell'opera verranno realizzate due pareti in legno, dipinte di bianco, sovrapposte alle pareti dell'ambulacro in modo da evitare interventi sulle stesse. I pannelli accoglieranno gli scheletri delle piccole finestre in legno di balsa e, dalla parte interna, gli schermi da 7 pollici che trasmetteranno in loop i video realizzati nel periodo di residenza.
Menzione Speciale: Nuvole rosse Valentina Lapolla
Le fabbriche che chiudono. Come luci che si spengono in ordine sparso e a intervalli irregolari, resi piu' frequenti ad ogni annuncio di crisi, o della materia prima, o dell'energia, o del mercato specifico, ogni volta una diversa ragione e un diverso colpevole, e ora senza quasi piu' interruzione dato che l'economia si e' dichiarata ufficialmente in crisi. La storia dell'acciaieria di Bagnoli e' lo spunto di partenza per salutare e rendere omaggio alla fabbrica e al suo mondo, oggi che abbiamo scoperto il manifesto fallimento di un modello di sviluppo dal quale tuttavia non riusciamo a uscire, da cui sembra impossibile liberarsi, la fabbrica e' come un nervo scoperto, qualcosa di cui viviamo ancora tutte le conseguenze, economiche sociali e ambientali. E' qualcosa che esige attenzione, ascolto. Per questo motivo il suono ha un ruolo fondamentale, come un'eco, un riverbero. Il progetto Nuvole Rosse che propongo e' composto idealmente da due parti, due installazioni sonore, una corrispondente alla dimensione collettiva, esterna, l'altra legata a una dimensione personale, piu' intima. La dimensione esterna e' rappresentata da una sirena, che, posta negli spazi comuni del castello (all'interno o all'esterno) segnera' il tempo esattamente agli stessi orari con cui lo faceva a Bagnoli. All'interno invece tre piccoli tubi di acciaio (fatti con il materiale che si lavorava a Bagnoli, il coil) conterranno altrettanti diffusori sonori dai quali si ascoltera' una traccia audio composta di piu' elementi. Una serie di suoni verranno registrati oggi all'interno dell'area della fabbrica, facendone risuonare i resti. Sempre oggi verra' registrato il suono del mare e dell'ambiente naturale dell'area, mentre dal passato emergeranno suoni legati al mondo operaio e alla sua storia.
D'altri profezia Domenico Antonio Mancini
La fortezza di Castel Sant’Elmo troneggia sulla collina di San Martino come macchina di controllo della città e di difesa del territorio. Fortezza inespugnabile e carcere di massima sicurezza, nelle sue segrete è stato recluso tra gli altri Tommaso Campanella che ha trascorso gli anni più dolorosi della sua prigionia con catene a mani e piedi, torturato, dimenticato addirittura nella umida e malsana “fossa” da cui detterà composizioni poetiche e testi teologici sulla bellezza del creato e sulla potenza dell’individuo. Il mio progetto ricollocherà, incisi su pietre litografiche, i versi della Lamentevole Orazione Profetale composti durante il periodo di prigionia a Sant’Elmo e dettati al suo confessore. Le pietre litografiche, collocate lungo il percorso di visita del castello, in quanto strumento di riproduzione dell’immagine incisa, funzioneranno da “ripetitori” del messaggio del filosofo. L’opera restituirà alla dignità di memoria, perché esperibile dal pubblico, la notizia della presenza nelle sue segrete di Campanella che nonostante fosse recluso in condizioni disumane continuò a “scrivere” opere filosofiche e teologiche. D’altri profezia è un progetto sulla libertà individuale, e sulla diacronicità della condizione dell’uomo libero. La carcerazione nella prigione di massima sicurezza a cui fu sottoposto Campanella continuamente negava la dignità dell’uomo nella negazione della libertà fisica, rendendogli impossibile finanche l’attività della scrittura. Affidare il suo pensiero alla volatilità delle parole dettate, invece, ha permesso che proprio la libertà negatagli fosse ristabilita nel momento in cui le parole hanno evaso il controllo che la censura operava sul corpo, non sulla coscienza. Il progetto propone di riportare nel castello le parole del componimento di Campanella (segno-simbolo della libertà individuale che va pensata mai come condizione data, ma come continua negoziazione e costruzione) stavolta incise e non parlate andranno lette e non udite.
Genius Loci Giulia Manfredi
Genius loci è un’installazione cinetica e site specific rappresentante uno stormo di uccelli in volo tra le mura del castello. Essa si avvale dello stesso meccanismo presente nelle giostre da richiamo, tecnologia semplice e a basso consumo adoperata dai cacciatori per attirare le prede. Gli uccelli sono meccanizzati uno ad uno, consentendo una resa estremamente realistica del volo; connessi tramite sottili cavi elettrici al perno centrale che li sostiene, seguono una traiettoria sferoidale e concentrica. La specie raffigurata nell’installazione è il cardellino, animale simbolo della città partenopea e del suo animo poliedrico. La disposizione a globo di questi micro-automi volanti richiama la struttura della nostra mente, è simbolo del nostro spazio mnemonico e, a un tempo, della costrizione che lo spazio rappresenta per i nostri ricordi.
Mio, Tuo, Nostro, Loro Valerio Rocco Orlando
MIO, TUO, NOSTRO, LORO un progetto di Valerio Rocco Orlando per Castel Sant’Elmo Castel Sant'Elmo, per gli abitanti di Napoli, ha sempre esercitato un ruolo repressivo più che difensivo, rinchiudendo negli anni, dentro la fortezza tufacea che domina la città, illustri prigionieri e valorosi patrioti della rivoluzione napoletana. Nella consapevolezza della memoria storica e valenza simbolica di questo luogo, qual'è oggi la percezione e la relazione che instaurano le nuove generazioni con Castel Sant’Elmo? Da sempre la mia ricerca è radicata nell'attualità: lo spazio della memoria è dunque per me la memoria presente, che in questo intervento a Napoli vorrei declinare attraverso un progetto di partecipazione con un gruppo di bambini locali, tra sei e undici anni, scelti a campione nelle scuole elementari di tre diversi quartieri adiacenti la fortezza. L'obiettivo è proprio quello di rafforzare il senso di appartenenza delle nuove generazioni che vivono nella comunità locale, permettendo loro, attraverso la creazione di un'opera che attinge all'immaginario collettivo, di riconnettersi emotivamente con Castel Sant’Elmo. Mio, Tuo, Nostro, Loro, per mezzo dello sguardo dei bambini che parteciperanno alla costruzione del lavoro, si propone di riscrivere e restituire alla città un nuovo ritratto del luogo: una narrazione visiva di neon colorati assemblati a partire dalle suggestioni di testi e disegni prodotti dagli stessi alunni durante una prima fase di laboratori nelle scuole. Il progetto così come il budget a disposizione verranno suddivisi in tre parti, corrispondenti alle diverse fasi necessarie alla realizzazione: laboratori e ricerca, produzione installazione, pubblicazione e laboratori. Come in esperienze passate, questa struttura circolare e la componente processuale rendono il laboratorio parte integrante del mio lavoro, con l’intento di donare alla città un’opera che possa essere una risorsa anche negli anni a venire.
Senza titolo (strummolo) Giuseppe Teofilo
Fronteggiano, cingendo l’intera estensione del Golfo di Napoli, il Vesuvio e Castel Sant’Elmo, sontuose espressioni della potenza terrestre ed umana, dell’ordine universale/naturale e di quello artificiale/culturale. In questo spazio, che congiunge la città con il mare, ma anche la terra con la sfera degli astri (di cui la fortezza è emblema ergendosi, con pianta stellare, sul colle del Vomero un tempo sacro a Giano, custode del Cosmo), è l’uomo a definire da sempre l’unità di misura, sia attraverso espressioni di grandiosità storico-architettonica, sia nell’operosità minuta e quotidiana di chi solca e traversa il mare. Il progetto d’opera trae principio dallo studio del gozzo sorrentino, uno tra i più diffusi modelli di imbarcazione del Golfo. L’artista esplora il profilo formale della prua, elemento anteriore e funzione di direzionamento della barca, progettando una scultura in grado di simulare una rotazione di 360 grandi della prua stessa attorno all’asse dell’orizzonte. Il risultato è una struttura realizzata con la tecnica costruttiva del gozzo (con assi ricurve del lamellare incrociato) ma con una funzione nuova e un deciso simbolismo spazio-temporale. L’opera, infatti, nascendo dal principio del movimento di rotazione terrestre, implica in sé una concezione del tempo memoriale e circolare in grado di comprendere i grandi cicli di nascita, crescita, morte. Espressione arcaica del fare meticoloso dell’antico maestro d’ascia, la barca di Teofilo, trasformata fino ad assumere la forma del tradizionale “strummolo” o trottola napoletana, contiene inoltre la presenza di blocchi di roccia lavica provenienti dal Vesuvio. La scultura, costruita con il materiale organico del legno, forma un cratere in grado di contenere in sé l’espressione magmatica e profonda della natura, realizzando così nell’equilibrio strutturale dell’opera -sempre posta sul punto di roteare- l’equilibrio millenario tra natura e artificio, e quello artistico tra invenzione ludica e monumentalità.
Unita' Architettonica Minima 01 Eugenio Tibaldi
La casa improvvisata di un senzatetto rappresenta la soluzione minima possibile dell'abitare lo spazio ed il tempo. Castel Sant'Elmo rappresenta una delle massime espressioni possibili dell'abitare lo spazio ed il tempo. L'osservazione della complessità architettonica di Castel Sant'Elmo, che domina la città di Napoli dal 1343, della sua mole, della potenza dell'architettura che si scatena nella sua forza massima con lo spessore delle mura e con la solidità di materiali in grado di varcare le epoche, diventando un testimone immobile di uno stile di vita e di un'epoca, mi ha spinto a riflettere sulla capacità che l'arte offre di insinuarsi fra i rapporti spazio-tempo dando la possibilità, attraverso un'opera, di rendere eterno il deteriorabile. La casa di un senzatetto, fotografata in un sottopassaggio pedonale, realizzata con cartoni da imballaggio di una grande ditta di mobili e destinata a durare poche notti, distrutta dalla prima pioggia o dalla normale pulizia delle strade, rappresenta la forma architettonica più precaria possibile, il modo più risibile di abitare lo spazio. Riproponendola in marmo, il materiale nobile per eccellenza della scultura, la blocco nel tempo nella sua imperfezione rendendola osservabile ed immobile, carica di tutto il bagaglio sociale e concettuale che porta con sé. Collocandola internamente al castello, luogo per cui l'opera è stata pensata e in cui si completa attraverso la comunicazione fra i due estremi architettonici: le storiche mura diventano sfondo delle precarie forme del giaciglio di strada, ribaltando il rapporto di potere, insinuandosi nella relazione fra tempo e spazio, fra precario ed eterno. L'incontro fra i due opposti architettonici apre un varco, una serie di dubbi e di domande sui rapporti di potere e sulle possibilità del vivere la metropoli, sulla necessità di documentare il margine nella sua risultanza estetica minima.
Storia Vincitori e Finalisti
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