Finalisti III edizione

CONCORSO GIOVANI ARTISTI CASTEL SANT’ELMO, NAPOLI
Sospensione. Attese...

 

I progetti dei 10 Finalisti


 

Menzione Speciale:    Forza lavoro disponibile

Emanuela Ascari

Il tema di questa edizione del concorso Un'Opera per il Castello è Sospensione. Attese… Una situazione di sospensione e precarietà, in attesa di un cambiamento. Quanto mai attuale ho individuato nella situazione lavorativa in Italia un importante condizione a cui dare voce attraverso questo progetto, anche per rimarcare l'ART. 1 della nostra Costituzione: L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Una città è fatta in primo luogo da persone, ed è la loro vita ad essere sospesa sul vuoto di un futuro incerto, una FORZA LAVORO DISPONIBILE, “IN ATTESA”.

 

Eterotopia

Filippo Centenari

Tra quegli spazi in grado di creare connessioni e relazioni con altri spazi, ma capaci di sospendere, neutralizzare o invertire i rapporti che designano, riflettono e rispecchiano Foucault individuava vari esempi: dai musei e le biblioteche, che sospendono il tempo capitalizzando lo spazio, fino alle caserme e prigioni come luoghi che solennizzano l'accesso allo spazio eterotopico. Dalla storia quindi di Castel Sant'elmo, che nel suo passato e nella sua forza costruttiva è stato luogo di isolamento e protezione, ho elaborato il progetto Eterotopia. Esso avrà due livelli di intervento: il primo consisterà nell'installazione di specchi sagomati sulla facciata del castello in corrispondenza di finestre e aperture. Questo intervento disegnerà una nuova veste architettonica dalla valenza puramente concettuale: specchio quindi come porta sull'altrove, come finestra che guarda lontano nello spazio e nel tempo, tra passato e futuro e come congiunzione degli opposti. Una sospensione e attesa che riporta quindi a una labilità di confini e reciprocità. Il secondo intervento consisterà invece in una scultura installazione da collocarsi in uno spazio aperto all'interno del castello (p.zza d'Armi). Una superficie circolare di specchio sarà collocata a terra e riporterà un disegno inciso volto a dividere lo spazio e il mondo riflesso. Sospeso su di esso, attraverso un cavo di acciaio, un pendolo, anch'esso in acciaio specchiante, sarà libero di oscillare. Questa scultura/installazione rappresenta la possibilità di scrivere il nostro destino, di scegliere lo spazio e di controllare le nostre pulsioni. All'interno di questo scenario sarà evidente l'attesa e la sospensione: senza movimento il peso rimarrà sempre al centro. Senza volontà nessuna attesa diverrà azione.

 
 Media Bank - Bank of the commons (banca comune dei saperi liberati) // Titoli provisori

Danilo Correale

Come può essere interpretato il concetto di "attesa" e "sospensione" oggi ? Entrambi i concetti dialogano con la questione del tempo come spazio soggettivo e soggettivante attivare il tempo più che percepirlo e viverlo credo sia il nodo centrale del discorso, riferendomi sopratutto al modo in cui l'economia agisce sul tempo piegandolo a proprio profitto per la creazione di valore, estraendo dalla moltitudine di soggettività il capitale necessario allo sfruttamento. Tutto questo entra in contrasto con l'idea stessa di monumento, rappresentato dal luogo, il castello, che si pone al di fuori di un ragionamento sul tempo inteso come spazio di azione del capitale. Così come indicato nella traccia, il castello, si pone come osservatorio delle moltitudini che dilagano sul territorio, restando enclave fiduciaria di una memoria collettiva, visuale più che storica. Come attivare allora questo luogo ? in che modo "trasformarlo" in una piattaforma di relazioni ? e come riconfigurare il museo quale piattaforma se è vero che il concetto stesso di spazio museale che oggigiorno è messo in crisi ? A mio avviso la condivisione e la costruzione di un sapere alternativo non può che provenire da diversi campi della cultura ( in una lettura puramente gramsciana ) è il museo ancora il dispositivo privilegiato attraverso il quale poter non solo portare ad emancipare una comunità o un individuo, ma anche semplicemente portare alla gioia ? ( in termini spinoziani ). Come attivare questo tipo di processo di scambio che non si fermi di fronte al rapporto verticale ? Tutte queste domande non hanno semplice risposta, ma cosciente delle possibilità offerte dallo spazio mediatico del bene condiviso ( il web ) e della tendenza sempre più diffusa di trasformare il museo in un nodo centrale nella distribuzione del sapere, vorrei provare attraverso il mio progetto di "media Bank" ( titolo provvisorio ) a riproporre questo paradigma in maniera materiale.

 

Reaction 2013

Emmanuele De Ruvo

Reaction vuol essere la concretizzazione fisica di un'esperienza di sospensione al di sopra della citta' e al di sopra del castello. L'opera prennemente viva e in funzione sotto l'effetto della forza magnetica e della forza di gravita' ha ragione d'essere nel momento in cui viene calpestata, praticata, vissuta. Solo nel momento in cui ci si sale, grazie al proprio peso corporeo, si da il via alle reali intenzioni dell'opera: utilizzare se stessi per innescare un movimento, una reazione, uguale e contraria, capace di attivare dei processi percettivi nel fruitore riguardanti lo spazio, il tatto e il connubio tra azione e reazione che lo pongono in una condizione di attenzione al proprio equilibrio fisico, passo dopo passo. E' proprio fra un passo e l'altro che si vengono a creare un infinito numero di attese, di momenti di equilibrio persi e ritrovati, ogni volta nuovi, ogni volta diversi. Attese di previsioni, attese spaziali, attese di cambiamenti per tutta la superficie calpestabile. La poetica dell'opera e' incentrata proprio sui temi della sospensione e dell'attesa, elementi resi in modo tangibile e reale. La sospensione data attraverso il magnetismo diventa l'esortazione ad utilizzare se stessi per innescare una reazione, il movimento verso il cambiamento dello stato delle cose. Le attese indissolubilmente legate a quest'ultima condizione, sono attese che servono obbligatoriamente a studiare e a capire come affrontare il prossimo passo, poiche' si e' obbligati per forza di cose ad andare avanti, nella vita come per scendere dall'installazione. 

 
Richiamo

Francesco Fonassi e Carola Bonfili

Richiamo costituisce uno studio di carattere topografico e antropologico sulla memoria acustica di Napoli. La prima parte del progetto consiste in una serie di registrazioni vocali e d’ambiente riprese in punti diversi del Vesuvio. Verrà richiesto a un gruppo di cantanti di eseguire vocalizzi e soliloqui, subendo e reagendo alla posizione propria e ai suoni circostanti. Le voci saranno quindi isolate, registrate separatamente ma in con- temporanea. il materiale raccolto durante le sessioni di registrazione verrà utilizzato per ricomporre un coro, ricollocando le sorgenti di riproduzione sonora sugli spalti di Castel S.Elmo. La seconda parte del progetto consiste in una ricerca e catalogazione di cori lignei in città italiane ed europee. La serie fotografica, composta da scatti prodotti in prima persona, potrà essere integrata da fotografie d’archivio.

 

 
Still Life

Nicola Gobbetto

L’installazione “Still Life”, rappresenta la grotta in cui il Vescovo Erasmo, da cui Castel Sant’Elmo prende il nome, passò 7 anni in isolamento, durante le persecuzioni contro I cristiani. La struttura del diametro di 7 metri (il 7 è numero magico per eccellenza, fa riferimento ai 7 anni di reclusione), formata da “stalattiti e stalagmiti” prismiche a base eptagonale, di basi e altezze diverse, diventa uno spazio meditativo. La musica, che rieccheggia nello spazio, parte integrante dell’opera, di sapore magico, vuole rendere questo momento di Attesa e Sospensione “esperienza trascendentale”. Il titolo “Still Life” pone l’attenzione su quei momenti di vita statici, intimi e solitarii da vivere in silenzio, esperienze iniziatiche, stato pupale, ripiegamento su se stessi.

 
Dron 39

Giuseppe Lana

Attraverso l'opera "Dron 39", ricerco le connessioni necessarie ad indicare un punto nello spazio, sospendendolo nel tempo. Lo realizzo sincronizzando in senso antiorario lo spostamento della luce tra i fari rispetto al movimento di rotazione della terra che determina il passaggio del tempo nella convenzione delle 24 ore giornaliere. Solo chi sara' fuori dalla terra, la luce inidichera' sempre lo stesso punto. Un punto non riscontrabile in tutte le bussole, un cardinale personale. Dron 39 forma parte di un lavoro piu' ampio ed ossessivo intorno ad un' idea. Quest'idea si confronta con l'impossibile. Non tenta di renderlo possibile, bensi' ridimensiona i suoi confini. E' una carezza che rende l' impossibilita' meno oscura. Lʼinstallazione di Dron 39 è prevista in una sala buia, dove solo la preenza della luce che si alterna tra i fari, renderà visibile lo spazio circostante in una sospensione temporale. La luce dei 24 spot si alternerà uno per volta durante le 24 ore della giornata. Anche se visivamente la luce sembra muoversi nello spazio circostante, contrariamente Dron 39 indicherà sempre e solo lo stesso punto.

 
La citta' sospesa

Stefano Lanzetta

La città sospesa è una installazione minimalista: mattoncini di tufo sono disposti, a formare un agglomerato urbano, sopra una teca di vetro posta a sua volta su un basamento solido in tufo. I materiali non sono scelti a caso: il vetro, per genesi, può riportare all’elemento magmatico e Napoli, si sa, è perennemente minacciata dal vulcano; il tufo è il materiale che costituisce il sottosuolo, lo stesso che, nel corso della storia, è stato estratto ed utilizzato per costruire una città, per dirla con Walter Benjamin, dall’architettura porosa. L’opera gioca con la polarità sopra/sotto connettendola alla polarità pieno/vuoto. La città partenopea può essere infatti accostata a queste due polarità: sopra vi è una città brulicante, intricata come un labirinto, corpo barocco, “scena mobile”, scrive l’antropologo Marino Niola, in cui “il problema urbanistico delle preesistenze e delle metamorfosi del paesaggio urbano si polverizza in un proteiforme, teatrale trasformismo di facciata che fa della città un anamorfico ‘non finito’ in perenne transizione”; sotto una città composta di milioni di metri quadrati di vuoto, di cavità molteplici, labirintica anch’essa. Gli speleologi calcolano che quasi la metà dei napoletani vive sopra le cavità. L’opera, nella sua elementare icasticità, vuole rappresentare una città sospesa su un abisso, ma un abisso scavato dagli stessi costruttori della città, un vuoto, quindi, che si è fatto pieno. La teca di vetro rende l’idea di un sentimento atavico di immobilità che caratterizza il rapporto tra il napoletano e la sua città. La perpetua attesa, passiva, delle catastrofi, naturali e non, di un territorio facile a sprofondare nel suo stesso vuoto, è tutta in quella cappa chiusa al cui interno nulla si muove e che tutto, dall’esterno, può muovere. Di Napoli si può dire come Calvino di Ottavia in Le città invisibili: “sospesa sull’abisso, la vita degli abitanti d’Ottavia è meno incerta che in altre città. Sanno che più di tanto la rete non regge.

 
Apoteosi

Luca Monterastelli

Apoteosi è un accumulo di gesso e conchiglie su una piattaforma lignea, nera. All'apice delle due colonne centrali e simmetriche sono incastonati due globi in ceramica, neri anche questi. Lo sguardo, mentre scivola veloce sulla superficie smaltata, si confonde e rallenta sulle irregolarità del gesso. Questo sovraccarico bianco, come la luce della tragedia solare, della morte nel sole, del calore che costringe all'enorme stasi del paesaggio, porta l'occhio, che altrimenti sotto la spinta naturale della meraviglia ascenderebbe al cielo, a fallire la sua normale apoteosi, per donargliene una finta. Le due ceramiche nere assumono, infatti, un ruolo fondamentale nel progetto. Queste, così come i bulbi reliquiari in architettura, impediscono allo sguardo di perdersi nello spazio sotto la spinta della forza ascendente. Respinto e mortificato verso terra, allora, lo sguardo si scioglierà dentro questa architettura effimera. Questo apparato, quindi, avrà la funzione di universalizzare ogni singola contemplazione paesaggistica possibile dal castello. Non cercando solo di riprodurne gli infiniti punti di vista come fosse un calco del paesaggio, ma riproponendo quel meccanismo ottico che ci mette nella posizione di sottostimare tutti i singoli elementi che lo compongono a favore di una visione unitaria.

 

 

 

 

 

Storia Vincitori e Finalisti

Concorso un'Opera per il Castello - Napoli, Castel Sant'Elmo



webmaster Gabriella Pennasilico


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